Ora, detto questo, c’è da aggiungere che non è mica semplice star qui e pensare a quello che mi piacerebbe dire. Perché in fondo non sono affatto e nemmeno convintamente certa di avere qualcosa di cui parlare. Me ne sto qui da anni a crogiolarmi nella malinconica litania di quello che avrei dovuto e non ho fatto. Che se mai avessi avuto un barlume di aspirazione (o perché no, di ispirazione) a metter nero su bianco, a puntare al centro, o anche a sforzarmi di trovarlo questo dannato centro…non sarebbe poi stato così difficile.

Almeno oggi non me ne starei qui con queste velleità. Poi penso ai milioni di parole che ogni giorno si riversano al mondo. Al numero iperbolico di combinazioni di lettere, frasi. Di cose da dire. E stando qui mi chiedo davvero cosa avrà mai di così interessante la gente da raccontare. Sì, davvero. C’è da crederci a questo. Poi c’è comunque da studiarla questa mia propensione a considerare quelle degli altri cose più interessanti. Sempre e comunque più di quello che avrei in mente io. Che in fin dei conti me ne sto qui a contarle le mie di parole. Che appese ai cappi della noia, restano immobili prive di anima. Quasi a farmi un dispetto.

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