Stamattina, durante il solito tragitto casa ufficio, mi è capitato di guardare un bambino seduto al bar con la mamma che, con le sue piccole manine, a stento riusciva a reggere una gigantesca frittella piena di zucchero, prima di addentarla felice.
E sarà che i bambini hanno tutti questa caratteristica di rievocare sempre e comunque l’infanzia, di ricordarsi l’uno con l’altro, di somigliarsi tutti nei loro gesti e con le loro vocine, ho ripensato a Giulio, alle sue di mani e alle sue frittelle.
Io sono una che ha sempre sofferto di nostalgia. Una di quelle per cui la nostalgia è un senso perenne, una sensazione assidua. Sono sempre stata una persona per cui la nostalgia arriva prima di sé stessa, una di quelle strane persone che sente addirittura nostalgia di quello che deve ancora avvenire. Forse perché l’ho sempre sentito forte il dispiegarsi della vita e questo, davvero, non credo che mi faccia poi un granché bene.
Ci ho sempre sofferto molto di questa dannata cosa. Di questo non riuscire a trattenerla la mia vita nel momento esatto in cui la vivo. Come accorgersi di quanto quei momenti trascorrano sé stessi mentre io, in fondo, li vorrei sempre con me, li vorrei a perdurare vivi nella mia vita e non ad andarsene così presto, ammucchiati e trascorsi, tra i ricordi.
E sarà che Giulio è anche lontano, sarà che alla fine ci sono arrivata con l’equilibrio un po’ logorato alla fine di questo luglio caldo e lungo, sarà che poi qui a Roma ci siamo rimasti in pochi, a guardarci i tramonti di sera dal balcone di casa, a me – accidenti a quando l’ho vista – quella frittella di questa mattina mi ha proprio riempito il cuore di malinconia.
Ale non potevi riempirti la panza con la frittella ! Beata ignoranza che si sta bene de core e de panza !!!
😄😄😄
Questa tua malinconia ti farà sempre compagnia ,non ti illudere , starà sempre in agguato a rovinarti anche i momenti più belli.Te lo dice una persona che ha il tuo stesso DNA. Ricordati questo : tutto dipende dalla tua grande e bella sensibilità.
E quindi…che malinconia!