Torna il mio amico Angelo, questa volta con i suoi i pensieri sulle vette delle amate montagne. Pensieri dedicati a Delio, suo compagno di camminate montane, amico e a volte padre. Che pur non essendoci più, c’è sempre, come chi ci è sempre stato.
E dunque a Delio, “la presenza del ricordo” di Angelo.
Lettera postuma ad un amico che resta vivo
Caro Delio,
la notizia datami da Massimo che ti eri addormentato pacificamente in quel sonno senza risveglio mi ha messo dentro un profondo dispiacere. Ho subito pensato al fatto che, da questo momento, se avessi voluto rivederti non lo avrei potuto più fare. Sono passati cinque anni da quando sono venuto a trovare te e Vanna e non l’ho più fatto. Riconosco che è un comportamento ingiusto nei confronti tuoi e di Vanna, che non giustifico con nessuna scelta personale abbia fatto nello stesso periodo. Ma nei tuoi confronti ormai è troppo tardi.
Il tuo ricordo è il ricordo di una persona buona, generosa, disponibile, di un amico, fino a considerarti ”padre adottivo”, passami questa mia sincera convinzione. La frequentazione costante e la conoscenza e l’apprezzamento delle tue qualità umane e professionali hanno avuto inizio nel lontano 1969, cominciando l’università e facendo base a via Pereira per studiare insieme a Massimo. La tua presenza, la tua esperienza di tecnico sono state fondamentali per me, i tuoi insegnamenti preziosi quando tornavi la sera dall’ufficio e ti sedevi al tavolo da disegno con noi intorno. E questo fino alla laurea nel 1976.
Altro ricordo che ho di te è legato a quanto mi hai insegnato con le tue capacità manuali di lavorare il legno e ho passato tanto tempo nella piccola cantina – laboratorio a guardarti fare cercando di capire tecnica e trucchi del mestiere. Le mie modestissime capacità di lavorare con il legno sono certamente figlie del tuo insegnamento. E poi come non posso ricordarti in montagna. Tu sei Moena, la Val di Fassa, le Dolomiti, le passeggiate indimenticabili che partivano dall’albergo “Monti Pallidi”. E che tante volte, forse troppe, caro Delio, diventavano delle vere e proprie corse per tornare a pranzo, senza avere il tempo di gustare tutta la bellezza delle passeggiate stesse. Ma capisco che era giusto tornare per Vanna, rimasta in albergo.
Ho un’immagine nitida che mi è tornata automaticamente in mente: non ricordo l’anno, poco importa, è un autoscatto con te, Gianfranco ed io al Passo delle Selle, sulla cresta sopra il rifugio dove ci sono i resti delle trincee, il cielo azzurro intenso e pieno di sole.
C’è un canto di montagna, per niente allegro come tanti ma bellissimo, scritto negli anni 50 e conosciutissimo, intitolato “Signore delle cime”. La preghiera rivolta al Padreterno per l’amico “andato avanti” dice: “su nel Paradiso lascialo andare per le tue montagne”.
Ecco voglio pensarti con lo zaino in spalla, i tuoi calzoni di velluto alla zuava e scarponi ai piedi sui sentieri di queste montagne celesti. E magari, caro Delio, ogni tanto quando ti fermi e ti siedi su un sasso per goderti il fantastico panorama guarda qui in basso, alle nostre montagne, vedi se mi trovi in giro e, se non ti chiedo troppo, dammi una mano come puoi da lassù. Io proverò a guardare in alto.
Scusami ancora di essermi allontanato.
Ti abbraccio forte e con affetto. Arrivederci.
angelo
mercoledì 11 aprile 2012