Antonio mi ha raccontato di un monologo sul lavoro che sarebbe valsa la pena ascoltare. Un monologo di Stefano Massini durante la trasmissione Piazzapulita di Corrado Formigli. Così, incuriosita dal suo consiglio, ho ritrovato su internet il video. L’ho ascoltato tutto e, siccome mi ha colpito molto, me lo sono finanche trascritto tutto. Lo riporto qui di seguito  sperando che possa colpire anche chi lo leggerà.

“Primo maggio, festa del lavoro. Però stasera noi parliamo del suo esatto contrario, raccontiamo del non far nulla, dell’ozio. Ozio, una parola che viene dal latino e che testualmente, pensate, significa “lo star bene contrapposto in latino al suo esatto contrario, negotium cioè la negazione dello star bene, vale a dire lavorare. E allora stasera io vi racconto la storia di un ragazzo che scelse di non lavorare, cioè di stare bene. Siamo in Russia, alla metà dell’800 e questo ragazzo è cresciuto in un’infanzia placida, bella, tranquilla per cui, quando arriva in città e si presenta in un ufficio chiedendo un posto come impiegato, tutto si immagina di trovare fuorché quello che troverà. Perché davanti al suo sguardo un pò perplesso, le persone che dividono con lui il luogo di lavoro, gli sembra che la mattina non si alzino per venire là e svolgere una professione, no, sembrano quasi che entrino in guerra, che scendano in un campo di battaglia dove devono strappare, sul posto di lavoro, ciò che la vita non gli ha dato. E allora angherie, colpi, giochi bassi, prevaricazioni, a cui il nostro personaggio assiste in silenzio, semplicemente guardando, fino a quel famoso giorno.

Gli viene affidata una lettera e lui commette un errore: invece che inviarla ad Astrakan, vicino al mar Caspio, la invia a centinaia di chilometri a nord, ad Arcangelo. E a quel punto? A quel punto i suoi colleghi già si sfregano le mani perché, in questa specie di rodeo che è il mondo del lavoro, in cui se non se riesci a strappare qualcosa non sei nessuno, bé, l’errore di un altro è la tua vittoria e la sconfitta di un altro è la tua soddisfazione,  per cui già godono la scena di quando il datore di lavoro sicuramente lo ridurrà in cenere. Ma questa scena non la vedranno mai perché quel ragazzo semplicemente non lo vedono più, non si presenta. Manda una lettera, una specie di certificato medico in cui dice che il suo cuore non è adatto al mondo del lavoro e che da quel momento in poi egli si auto prescrive una meravigliosa forma di rilassamento sul proprio divano. Ed è così che il protagonista di uno dei piu’ bei romanzi che siano stati scritti, (vi prego leggetelo, è bellissimo! Oblonov di Goncarov), Oblonov inizia la sua storia d’amore meravigliosa con il proprio divano dal quale ogni mattina non vuole rialzarsi. Perché? Perché si sta così bene, seduti, anzi semi sdraiati e là fuori la vita è talmente difficile, là fuori il lavoro non è vero che redime l’uomo e che è bello, e che è gratificante. No, il lavoro è una giungla, il lavoro è un rodeo. Il lavoro è un luogo nel quale tanti piccoli lillipuziani mentecatti altro non fanno che usare i luoghi di lavoro per scaricare il proprio letame.

Ebbene, si dice che oggi il problema dell’ambiente siano le discariche abusive. Io sostengo che anche nei rapporti umani e nei luoghi di lavoro il problema siano le discariche abusive. E Oblonov non riesce, davanti allo spettacolo delle discariche abusive, a rialzarsi e ad affrontarle. E non solo lui perché, pensate, poco tempo fa l’Agenzia Europea per la sicurezza sul lavoro ha fatto un’inchiesta tra migliaia di lavoratori europei chiedendogli quale fosse il loro problema nel lavoro e si aspettavano che la risposta fosse la precarietà. No, per sei lavoratori su dieci la precarietà era al secondo posto. Al primo posto il problema era “il fattore umano”. E quindi? Quindi, divano. Quindi rimanersene seduti e rinunciare allo scontro? No! Perché sapete qual è il primo ominide che abbia lavorato? Ce lo dicono i paletnologi: due milioni di anni fa, guarda caso, l’homo erectus. Non l’uomo sdraiato. Non l’uomo sedutoQuesto è l’essere umano, un bipede eretto e per questo si differenzia da tutti gli altri animali. Sta in piedi, affronta la vita in piedi. E allora sapete che c’è? C’è che penso questo, penso davvero, fino in fondo, che tutte le volte che abbiamo a che fare con certi mentecatti che ci rovinano la vita e con essa il lavoro, dovremmo ricordarci che noi a questa gente possiamo dare tante cose. Possiamo dare i nostri nervi, possiamo dare la nostra collera, possiamo dare la nostra rabbia e forse addirittura le nostre emozioni ma c’è una cosa che non potremo mai dargli ed è la nostra dignità. La dignità di esseri umani. Per cui, costi quel che costi, ogni mattina prendi la forza, ti alzi in piedi e ti dici “homo erectus“. Ne vale molto la pena e tutto il resto, compresi i lillipuziani, è tappezzeria!”

Stefano Massini – Se il lavoro fa rima con guerra

Share:

Leave a reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.