A parte Proust, succedono cose. L’estate e’ finita e la gente come me tira un sospiro di sollievo, uno di quelli che, ogni anno che passa, diventa più profondo, liberatorio. Nel frattempo sembra essere ripresa l’altrui vita normale, quella che a me, a parte il trambusto dell’estate che mi sovverte un po’ tutti gli equilibri, non deve essersi poi mai interrotta. Nel frattempo, per quell’incomprensibile propensione del cervello umano alla scansione temporale della vita, i nuovi propositi che fissano ogni volta il passo dando l’illusione di un “ricominciare”, fanno un capolino piuttosto sonnacchioso nella mia testa, così poco rigenerata dalla parentesi estiva, mentre lì, dalle ceneri di quelli passati, e anche più o meno falliti, risorgono piuttosto malmessi, come arabe fenici invecchiate, che arrancano sotto i reumatismi del tempo che scorre e del disincanto che, appunto ormai, così poco incanta. Di contro c’è che ascoltando sempre più minuziosamente i moti dell’anima, gioiosamente sento rinvigorita la mia pazienza. A dispetto di ogni cosa, ringiovanita. E trovo in lei la chiave. Per sistemare, riordinare tutta intera la mia vita che in questo giorno di inizio autunno mi appare bella come un fiore di magnolia all’inizio dell’estate. Al fresco della sua ombra, anche oggi che è autunno, o forse oggi, proprio perché è di nuovo autunno.