C’è un uomo che incontro tutte le mattine mentre vado a lavorare. Un uomo scuro, dai lunghi capelli ricci e la barba. Quest’uomo io l’ho guardato un pezzettino al giorno, tutti i santi i giorni, da tempo. Di sbieco, da lontano o, per un attimo, anche da vicino. L’ho guardato tutto, quest’uomo. Gli ho guardato gli occhi, neri sotto sopracciglia folte. Gli ho guardato la pelle, scura sotto maglie corte. Gli ho guardato i capelli, neri sotto altri grigi.

Quest’uomo porta scarpe diverse ai piedi: una pantofola al destro, da ginnastica al sinistro. Le maglie che indossa gli scoprono sempre la pancia. Lo vedo perché spesso è allungato su una panchina, ma anche per terra, mentre macchine, pullman, autobus, motorini, uomini, donne e bambini gli passano frettolosamente accanto, sfiorandolo mentre lui dorme sotto il caldo.

Quest’uomo io lo trovo sempre. Se cammino sul marciapiede di destra lui è sul marciapiede di destra. Se mi trovo a passare su quello di sinistra, lui è su quello di sinistra. Mi sono detta che la cosa non dipende altro che dalla posizione dell’ombra ma ho notato che se devio il mio percorso abituale, io comunque lo incontro.

Quest’uomo beve. Una mattina ho visto che lo faceva direttamente da una bottiglia. Qualcosa tipo superalcolico, whisky o giù di lì. E io, vedendolo bere di mattina così con calma sotto il sole, ho pensato che non dovesse poi avere troppo a cuore la sua salute. In effetti me lo conferma anche il fatto che con il caldo che ha fatto questa estate lui è sempre lì, per strada, quando tutti sappiamo dalla televisione che bisognerebbe starsene a casa nelle ore più calde dell’estate e non dormire sulla strada, al centro di Roma, a respirare il caldo e lo smog delle macchine che ti passano accanto.

Quest’uomo dorme e vive per strada, nelle ore più calde dell’estate o in quelle fredde d’inverno, di notte e di giorno e i consigli della televisione non li sente, per strada. Quando ero in vacanza ci pensavo a lui per la strada. La immaginavo questa strada deserta sotto il sole, al centro di Roma, quando Roma è deserta sotto il sole. Immaginavo quest’uomo a dormire per terra senza nemmeno la gente a sfiorarlo camminando di corsa.

Quest’uomo sono due giorni che non lo vedo. Lo cerco sul marciapiede di destra e anche su quello di sinistra. Devio il mio percorso abituale ma niente, non lo vedo. Penso allora che sia morto perché è facile morire quando si vive come vive quest’uomo. Senza seguire i consigli della televisione si muore a casa figuriamoci per la strada. Ho pensato che non lo rivedrò più quest’uomo e non saprò mai se davvero sarà morto o ancora vivo, a dormire per terra, su un’altra strada.

Quest’uomo aveva un bicchiere in mano e quando mi avvicinavo allungava il braccio solo per un secondo. Mi guardava. Faceva solo questo, guardava. E io penso sempre a chissà cosa pensava della gente come me che gli passava tutti i giorni accanto, sfiorandolo mentre lui dormiva steso per terra sotto il caldo.

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