Il 24 giugno è una data che non dimentico. Potrebbe essere perché è San Giovanni, onomastico nella mia famiglia pluri festeggiato (mio nonno si chiamava Gianni, mio fratello Gian Maria, mio cugino Giovanni). Oppure perché al 24 di giugno è di solito appena entrata l’estate. In realtà il motivo per cui questa data è rimasta indelebile nella mia memoria risiede in un 24 giugno di un lontanissimo anno dei primi anni 80 quando, all’incirca quattordicenni, io e Alessandra partimmo per San Salvo, localita’ marina ai confini tra Abruzzo e Molise, per trascorrere per la prima volta le vacanze al mare insieme e da sole. Quei giorni si rivelarono presto tra quelli più belli e importanti della nostra adolescenza, tra mattinate assonnate al mare e lunghe serate sul lungomare con gli amici, tra mangiate incredibili di pesche e primi amori estivi. Erano ancora i tempi dei gettoni, delle cabine telefoniche da raggiungere sotto il sole per telefonare. Tempi dei jukebox nei bar dove ci si sedeva fuori o si giocava a biliardino mentre canzoni piuttosto datate facevano da sottofondo. Si inseriva la monetina e il disco partiva. Reperti della fine degli anni settanta, mi ricordo Liù e Canzuncella degli Alunni del Sole, “e torna n’ata vota mbracc a chillu là…” mi risuona ancora nelle orecchie, piu’ delle canzoni di Vasco che, all’epoca, aveva di sicuro gia’ soppiantato il genere con roba tipo Albachiara o Colpa di Alfredo. Io e Ale eravamo praticamente una l’opposta dell’altra: lei con i capelli ricci e neri, io con i capelli lisci e biondi; lei con la pelle scurissima anche d’inverno, io bianchissima anche d’estate; io che non vedevo a un passo perché miope, e non mi mettevo gli occhiali, lei con la vista perfetta. Mentre pedalo sulla mia povera cyclette riesumata e cigolante, oggi ripenso alla bicicletta di quei giorni lì. Una graziella con il posto del passeggero dove a turno ci mettevamo in piedi, in equilibrio, mentre l’altra guidava. Ce ne andavamo in giro, per il il lungomare o per le stradine di San Salvo, attraversando l’aria leggera e, se mi concentro, qui su questa cyclette con le cuffiette nelle orecchie, mi pare di sentire ancora il vento caldo che mi scompigliava i capelli quando toccava a me stare dietro. In piedi, appoggiata alle sue spalle, con il mare di fronte.