Oggi parto da una primordiale primavera per pensare al mistero della vita che contiene in sé la morte anche nei giorni belli di sole. E che in effetti le storie brutte e orrende come la guerra non è che succedono solo di inverno. In questa bella giornata di sole, mi piacerebbe però concedermi una tregua. Stop guerra. Stop covid. Stop incombenze quotidiane. Quelle che mi fanno accumulare mancati appuntamenti, che si ammucchiano dietro le mie spalle, come i libri da leggere, impilati accanto al mio letto. Mi ritrovo a meditare sulle interconnessioni del sapere. Di come si possa zampettare con il pensiero di qua e di là, zigzagare tra Tolstoj e la spiritualità e Baricco e la barbarie che un po’ trae origine anche da Google. Così mi appassiono al suo funzionamento, tra algoritmi che regolano ragnatele in movimento supersonico, di qua e di là nel pianeta. Provando a visualizzarle, non so perché mi viene in mente il cielo con le stelle. Il funzionamento di Google lo guardo dall’alto schizzare di qua e di là. La contemplazione del cielo me la guardo invece dal basso, allungata su un prato o sulla sabbia fredda di notte, d’estate. Mi viene da visualizzarla così questa doppia anima del mondo: superficie e profondità, basso e alto, immobilità e movimento. La fissità di una stella lontana miliardi di anni luce e il movimento repentino degli impulsi elettrici che attraversano gli schermi dei nostri computer. Le interconnessioni del pensiero sono sbalorditive ai tempi di Google e quei due ragazzi che lo hanno inventato e che volevano mettere a disposizione di tutti il sapere… santa Pace che hanno combinato!