Eccomi qui, di nuovo a casa da casa. Strana la vita del fuorisede che si perpetua in continui andate e ritorni, ritorni e andate, da casa verso casa e da casa … verso casa. Mentre ci penso, cammino attraversando vie piene di primavera, alberi lasciati spogli e ritrovati dopo pochi giorni verdi, rosa, bianchi a stagliarsi sul cielo, a incurvarsi su strade. Il cuore, insolitamente lieto, rotola come una palla su questi asfalti, passo dopo passo nei tragitti familiari. La calma ritrovata sembra amplificata dal ricordo del rientro convulso a Roma. Un viaggio della speranza, soprattutto di rimanere vivi. Uno di quelli che mette a dura prova il sistema nervoso, anche del più solido equilibrio emotivo. Scene già vissute negli anni, nei mille e più rientri e nelle mille e più andate ma, chi sa perché, a un certo punto la mente decide di riporle nel cassetto della memoria smemorata, quella che poi alla fine si stufa di ricordare e vive un po’ sfocata, distratta, che si dimentica le cose. Tipo che i viaggi devono essere intelligenti e che basta che uno, una volta, questo se lo dimentichi che … tac , ti arriva la punizione divina, sì proprio quella, del viaggio della speranza. Â