Stanotte non riuscivo a dormire. Per il caldo e il rumore del condizionatore. Per il timore di rimanere bloccata con la schiena. Non riuscivo a dormire, forse per i dolori articolari e per un groppo in gola che stringeva a ogni minuto che passava. Forse c’entrava la fame. Il pane era finito, la cena era stata piuttosto leggera. Ora che ricordo bene mi faceva male il braccio. Non riesco ancora a dormire bene di lato e, gira che ti rigira, mi ritrovo a pancia in su e, diamine, quanto si sta scomodi in quella posizione! Mi viene un nervoso che comincio a bestemmiare tutti i santi del calendario.
Stanotte non riuscivo a dormire. Il groppo in gola a un certo punto è diventato gigante, facevo fatica a respirare. E’ successo nel momento in cui ho pensato alla vestaglia di mamma, lì, appesa all’attaccapanni dietro la porta. Da quando fa caldo ho smesso di portarmela appresso. Lo so che non c’entra il caldo. Se non me la porto più dietro è perché ho fatto progressi nell’elaborazione del lutto. L’anno scorso ci andavo a dormire, me la tenevo vicina vicina, pure con il caldo boia di luglio. Stanotte mi è tornato addosso il dolore e quella vestaglia appesa dietro la porta mi ha bucato il cuore, quasi quanto il pensiero che mamma è morta da sola, in quella sala di terapia intensiva di un lontano ospedale. Come si fa, dico io, a dormire quando il pensiero si posiziona su questo, su quel tubo per respirare che le usciva dalla bocca o su quel cerotto che le avevano messo sulla fronte? Dannazione, dopo tutto quello che lei aveva fatto per noi nella vita, è dovuta rimanere così sola a morire, nel letto lontano di quell’ospedale.
Stanotte non riuscivo a dormire. Ho dovuto alzarmi e prepararmi qualcosa, due fette biscottate con la marmellata che ho mangiato al caldo sul balcone. Il silenzio mi ha fatto ricordare il lockdown, il primo, quello di marzo. Allora non volava una mosca, era tutto così nuovo. Nel buio della notte me ne sono andata a ritroso, rimettendomi dentro a quei mesi strani di vita, quando tutto doveva ancora accadere, quando niente ancora era accaduto. Quando la morte di mamma poteva pur ipotizzarsi, collocata in futuro, una morte, come dire, naturale. Guarda tu se mai lo si poteva immaginare quello che invece le è andato a capitare.
Stanotte non riuscivo a dormire e quando non riesco a dormire è il momento peggiore. Il dolore inutile si rinvigorisce, se ne va a spasso, mi scorre nelle vene. Sembra quasi che si diverta a insinuare i suoi dubbi. Quello che però non riesco proprio ad accettare è che, di fronte a questi, la reazione del mondo rimane composta. Un po’ come a dire che comunque sia andata, pazienza, che vuoi farci, cosa vuoi che conti. Di fronte a certe cose la morte è prevista. Peggio per me se mi restano i dubbi. Anche se questi sono mortali, ci sono i numeri dei vivi da far girare. Se mamma non rientra tra questi vorrà dire che è stata sfortunata e io e i miei fratelli con lei per averla perduta.
Io però accidenti se stanotte riuscivo a dormire se pensavo a questo. Ad accettarle certe cose ci devi lavorare, lavorare, lavorare. Altro che numeri dei vivi da far girare. Bisogna lavorare, continuamente, instancabilmente. Mettere su, mattone su mattone. E se qualche volta lo fai superficialmente o senza convinzione, quello che hai costruito inevitabilmente è destinato a cadere, sotto l’urto violento di un qualche ritorno di dolore. Tu resti lì, a dover ricominciare. Stanotte l’unica convinzione era che prima o poi sarebbe passata, che li conosco bene quegli anfratti brutti del dolore. Quando sono così neri me lo dico da sola di respirare con calma, me lo ricordo da sola che alla fine la vita ritorna e quel male comunque si attenua, è questione, cioè, di sopravvivenza.
Stanotte però non riuscivo proprio a dormire, e quando è così i pensieri si ammucchiano l’uno sull’altro come in certe circostanze i cadaveri dei morti. Sono ricordi, nomi e cognomi, di tutta la gente che mi ha tradita nella vita. Stanotte mi sfilava davanti agli occhi salutandomi con la mano mentre io pensavo ai pezzi di vita che credevo di aver vissuto con loro che invece in quelle mie storie, pensa te, non ci sono mai stati. Stanotte non riuscivo a dormire mentre pensavo a quelle storie dove io mi prendevo così tanto sul serio mentre per loro era tutto uno scherzo. Da rivelarsi con una raccomandazione capita in ritardo, a volte con un silenzio. Sempre senza nemmeno un saluto.
Stanotte non riuscivo a dormire pensando alla vestaglia di mamma appesa all’attaccapanni dietro la porta e a quanta gente mi ha tradita nella vita. A quelli a cui ho dato la mia vita in consegna e che me l’hanno restituita malamente, ciancicata. Stanotte pensavo a tutti i tradimenti che ho subito nella vita e non riuscivo proprio per niente a dormire pensando a tutte le lacrime che, per questo, io ho versato su mia madre, addolorando malamente e inesorabilmente il suo cuore.
Buongiorno, Ale bella.
Si viene traditi da chi pensavamo ci amasse, dai nostri amici, si viene ciancicati dall’Altro che ci serve p r o p r i o a capire che è Altro, perché dal confronto possiamo guadagnare l’Amore di sé e continuare il nostro cammino, più forti. E poi…si muore…
Maria ha lottato come una leonessa e vi amava, più di se stessa, come solo sappiamo fare noi madri.
Anche a me tornavano in mente le sofferenze di mia madre, lei, così innamorata della Vita, che se ne andava a 71 anni senza aver quasi vissuto. A me, che l’ho accompagnata fino alla fine, diceva: “Volevo stare solo un altro poco con voi…”. Sì, perché la ragione della sua vita eravamo noi.
Ora, dopo molto, mi torna nel cuore la sua immagine sorridente, piena di energia, per noi, solo per noi, per accompagnarci nella Vita. Maria ha abbracciato i nipoti ed ha goduto dei loro abbracci, della loro, della vostra bellezza, dei doni che avete rappresentato per lei🌹 Questo le è bastato, credimi. Pensala felice di aver svolto il suo compito. Col suo sorriso mite.
Non desiderava nulla di più che asciugare le tue lacrime. Noi madri non vogliamo fare altro.
Ne sono certa. Abbraccia la sua vestaglia
Abbraccia Maria dentro di te. Falle sentire la forza del tuo Amore, quello che ti ha insegnato. Sentine il profumo delicato.
Buona giornata
Lia cara lo farò ogni giorno della mia vita. Ti abbraccio forte e ti ringrazio per il conforto delle tue parole, sempre giuste, vere, sentite. Sempre dal cuore per il cuore.