Oggi parliamo…
…🎤🎧 di missioni, paraocchi, dolore e del mio librođź“š

Eccomi qui, nuovo messaggio vocale. Era da qualche giorno che ci pensavo. Mi sono aggirata qua e lĂ  tra argomenti e momenti, momenti e argomenti. Cercavo quelli entrambi giusti, cioè un proposito di qualcosa di meglio. Mi dicevo “aspetta un attimo che arriva quel meglio da pensare, da scrivere, da dire”. Poi invece ho gettato la spugna e, con questa, i propositi delle cose migliori. Il mio cervello paradossalmente si impigrisce nell’eccesso di zelo, stramazza sul divano avvolto nell’anelito del meglio intravisto da lontano. Molto lontano, con il cannocchiale.

Domenica le idee confuse hanno deciso di rimettersi in sesto. Si sono lavate e vestite e, tutte acchittate nel blu elettrico di una bella gonna nuova dimenticata nell’armadio, se ne sono andate in giro animate da una certa dose di buonumore, benchĂ© la giornata fosse un tantino grigia. Adatta, quindi, con l’atmosfera rarefatta dell’autunno quando è novembre, a quella pubblicitĂ  di funerali e di bare. A guardare queste esposte e infiocchettate come regali sui cartelloni, mi è venuto in mente di parlare dell’attualitĂ  contemporanea.

Il proposito si è però dileguato velocemente, tutto perso tra quanto potesse suonare meglio “questa cassa non è un albergo” rispetto a “piĂą unica che bara”. Mentre la pioggia cominciava lentamente a cadere, il “funerale omaggio” mi è parso arrivare proprio dritto al punto, facendo il suo effetto.  Gira che ti rigira al mio di punto sono infatti tornata. A pensare e ripensare a quanto costa un funerale…

Il buon umore si è alla fine compromesso e con la gonna blu elettrico ritornata nell’armadio, anche le idee, haimè si sono ritirate. Tutte raggomitolate nelle mie pantofole.

Ecco però che il  lunedì sera (ma chi mai l’avrebbe detto?) afferro al volo e come niente fosse questa intenzione della registrazione. Tra un colpo di tosse e il rombare delle macchine un pò troppo forte che cosa devo dire a mia discolpa? Mi pare evidente che il cervello mi funzioni in maniera assai bizzarra. L’aria frizzantina mi chiarisce un percorso mentale da affrontare: parlare del libro che ho scritto per mia madre. Di questa mia “missione” affrontata con i paraocchi di un cavallo, che solo adesso che li ho tolti riesco forse a vedere ed inquadrare un pochino meglio.

Immagine di Stefania Mirra

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