Tra il mio e quello del mondo il male se ne restava avvolto nei suoi stracci, nonostante le temperature si fossero rialzate e il caldo tornato. Stazionava sulle panchine della mia mente, simili a quelle del centro di Roma dove barboni con i capelli ricci, lunghi e sporchi sedevano durante il giorno, con scarpe diverse ai piedi: una pantofola al sinistro e scarpe da ginnastica slacciate al destro. Ammucchiavano su carrelli tutte le loro cose: cartoni, corde, panni e per lo più materiale sconosciuto e misterioso. Formavano piramidi di roba che da quella prospettiva mobile sulla strada poteva dirsi la loro casa. A differenza dei miei malesseri, che come poveracci se ne restavano rintanati al freddo in qualche galleria umida della mia anima, quegli altri veri ostentavano la loro presenza al sole. I miei se ne rimanevano fissi da un milione di anni con lo sguardo spento a osservare le macchie sempre più scure di muschio verde dell’umidità sulle pareti, fatte di gocce lente e inesorabili, continue e ripetitive, che colavano giù dalle crepe di un muro friabile come un biscotto mentre quegli altri, fuori, si addormentavano allungati sulle panchine dure e fredde, con la pancia scoperta e un cartone a riparare dal sole.
Come un pappagallo verde su un ramo grigio d’inverno
REALIZZAZIONE VIDEO E ILLUSTRAZIONI di GLORIA SAYA
VOCE di CINZIA MASTROBERARDINO
Con la collaborazione di WHITEROOMAGENCY.IT
luisa_marion_music The Kite