Il paese dei pensieri perduti è a qualche chilometro di distanza dal paese del tempo perduto. Potrei certamente perdermi tra incroci di stradine brecciate senza indicazioni o starmene ferma con la testa tra le braccia, seduta su qualche roccia allisciata dal tempo. Decido di seguire il sentiero che punta verso il sito archeologico della mia mente, lì dove vagabondo tra reperti di pensieri, rimasti immobili, mezzi distrutti o solo abbozzati, sempre comunque incompleti. Mi faccio un giro in quel sito che è la mia mente alla ricerca del reperto da restaurare nel mentre la malinconia la guardo da lontano, la lascio da parte, accantonata in un angolino, presente sì, ma ancora inoffensiva. Gira che ti rigira non trovo però un granché da restaurare. Sarà per lo strascico di pigrizia e indolenza estiva, ancora predominanti sulla volontà fattiva restaurativa. Mi viene allora in mente di lasciarli stare quei reperti archeologici dei pensieri abbozzati-non finiti-grezzi-non rifiniti e mi interrogo piuttosto sull’emozione, su quell’istante che una piuma tocca delicatamente le pareti del cuore. Un piccolissimo sussulto, ma con l’intensità di una scossa elettrica elettrizzante. L’emozione. Anche quella potrebbe aver capitolato sotto gli stracci dei panni usati e consunti. Anni e anni di cambio di abito, e ci si ritrova nello stesso punto dopo aver percorso chilometri di tempo. Il quesito del giorno è: le telline esistono ancora?

In riva al mare dei miei ricordi…

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