L’età è un concetto che la mente considera, il corpo percepisce, l’anima annulla. Continuamente sfugge tra le pagine, lì dove fa un po’ quel che vuole andando avanti, indietro, saltellando su e giù nel tempo. Me ne vado, quindi, girovagando tra le pagine dove tra le righe ritrovo i luoghi delle mie età, seguendo le orme degli anni che hanno camminato nella mia vita, osservando qua e là i segni lasciati dove si sono fermati qualche attimo in più, prima di riprendere il cammino. I miei anni sono re magi nel deserto. Portano l’oro l’incenso e la mirra dei ricordi tra le mani, hanno vesti lunghe fino ai piedi e turbanti sulla testa. Avanzano sotto il sole cocente del giorno e sulla sabbia fredda della notte. Li ritrovo nei cuori incisi sui tronchi degli alberi delle oasi in cui si sono talvolta fermati, trafitti da frecce che univano iniziali e che facevano sanguinare. Ripenso così alle gocce di sangue del mio cuore ricordando quello perduto da quello di Swann e mi dico di essere stata Swann leggendo il suo amore e mi chiedo come sia possibile aver descritto così perfettamente quel suo cuore, così identico al cuore del mondo quando l’amore pervade, invade, assalta, assale. Quando diventa nero come il buio di una notte nera, chiuso come una finestra chiusa. Sbarrata sull’universo inaccessibile, impenetrabile, sconosciuto, misterioso, antico, dell’altro da noi.

Ricordando Un amore di Swann di Marcel Proust

In riva al mare dei miei ricordi…

foto di copertina di Angelo Marsini

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