Il sentire si sbriglia come un filo raggomitolato che lentamente si sgomitola. Irrimediabilmente tirato dalla memoria verso il passato lontano. Il ricordo avvolge tutto, ovattando. Soffuso, è di una consistenza difficile da descrivere. Una nuvola bianca che si appoggia sul cuore. Dondola, monotonamente dondola, conducendo nelle stanze di una casa senza pareti e senza pavimenti in cui l’emisfero destro del cervello è libero di fluttuare beato. Quello sinistro mi pare invece ben saldo e vigile, tenacemente aggrappato alla ringhiera del balcone. Dal canto suo il pensiero non sa bene da che parte stare. Opportunisticamente si sdoppia, tra i panni stesi e una serata all’opera di Proust. Il sentimento, ormai tutto sbrigliato, a un certo punto evolve fino ad assumere i connotati piuttosto precisi di una preoccupazione. Per il tempo, nel frattempo, improvvisamente cambiato. Il vento fa infatti sventolare un pò troppo il mio foulard bianco. Proust, a questo indifferente, mi tira dentro le sue pagine, nel vortice dei minuziosi particolari utilizzati per descrivere l’arte, le persone, i fatti, i ricordi. Tra gli snob, gli chic, le principesse, le duchesse, le attrici e le perle. E ancora, i cappelli, le piume, i velluti rossi, il buio, la luce, le attrici, il talento e il dispiacere … Sento la mia preoccupazione rifugiarsi in un piccolo e stretto corridoio della mente. La sento resistere e combattere mentre cerca di divincolarsi per sfuggire a quel vortice e raggiungere il foulard bianco, che continua a sventolare troppo al vento. Improvvisamente un dolore alla schiena, più del gracchiare delle cornacchie, mi ridesta. Realizzo allora che il vero problema del giorno non è tutta quella schermaglia tra pensiero, sentimento e emisferi del cervello. E nemmeno la preoccupazione per il mio foulard bianco, che continua a sventolare un pò troppo al vento. Piuttosto mi pare concentrato tutto in quel dolore persistente. Mi chiedo allora cosa mai abbia a che vedere il dolore, di una colonna vertebrale usurata dal tempo passato, con il tempo perduto, benchè la vera questione mi pare comunque un’altra. Scrivere, ad esempio. Di cosa, scrivere? Può essere questo, scrivere?
in riva al mare dei miei ricordi…