“i poeti pretendono che tornando in una certa casa, in un certo giardino dove siamo vissuti in gioventù, noi si ritrovi per un attimo quel che siamo stati allora. Sono pellegrinaggi assai rischiosi, dai quali si può uscire con una delusione come con un successo. I punti fermi, contemporanei delle diverse età, è meglio cercarli dentro di noi…il giardino nel quale siamo stati bambini…non c’è bisogno di viaggiare per rivederlo; è sufficiente, per ritrovarlo, scendere.”  Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”

Me ne vado, sì me ne vado. Fuori da me o dentro di me. In quel posto giù, in fondo, profondissimamente dentro. Me ne vado, a rotolare come una pietra che cade. Cade e atterra sul brecciolino bianco pieno di aghi di pino. Respiro e tiro il sospiro di sollievo, quello dei polmoni che si riaprono dopo giorni e giorni di apnea, schiacciati dalle tonnellate di caldo addosso. L’aria si è affinata come mi aspettavo. Che se c’è una cosa che non cambia a Campobasso è l’aria fresca della sera e il profumo della villa comunale. Me le bevo come Proust il tè con le sue madeleine. Nel silenzio. Anche se i muri di questa città sembrano inesorabilmente ogni anno più scorticati, ci sono queste sue cose eterne che mi consolano. Mi incammino nei piccoli labirinti delle siepi malandate e spoglie, alla ricerca del tesoro del tempo perduto. Ne scorgo le orme sul piccolo pozzo, nelle nicchie dietro i cancelletti chiusi, nell’acqua che fu di fontane secche, sui sedili di pietra. Tra archi e archetti se mi impegno e scavo, sotto sotto lo ritrovo quel tempo andato. Si è nascosto bene e sopravvive a inverni freddi di neve, a solitudini e silenzi di estate. Sopravvive agli abbandoni e alle malinconie, alla voglia di piangere, alle lacrime, alla nostalgia. La mappa ce l’ho sempre ben presente. Custodita, ripiegata in qualche posto a metà strada tra il cuore e il cervello. Bandierine, segnalini. Toh, eccone una, la panchina dove con Cinzia si cantava Bene di un De Gregori di annata. Malinconicamente tragiche nell’intonare quel …bene se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia sono tuoi ma è inutile cercarmi sotto il letto ormai non ci sto più ho preso qualche nave, qualche treno qualche tempo fa… roba da accenderci una sigaretta con quell’altra che si spegneva. Roba da fumarci sopra un numero cospicuo di prime nauseanti sigarette. A contenerla tutta quella vita e quella romantica, adolescenziale voglia di morire.

la-villa-comunale-di-campobasso (agosto 2022)

In riva al mare dei miei ricordi…

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