Devo correre a prendere appunti e fermare il pensiero che è come un soffio leggero, scappa e corre via ad alimentare le nuvole del cielo, attraversandomi soltanto. Il pensiero perduto non si può più recuperare, non c’è ricerca che tenga. Si prova a ricostruirlo ma una volta andato è come il tempo perduto che si ritrova solo involontariamente per mezzo di qualche appiglio. Un’onda con il suo sciabordio, ad esempio, e il suo odore. Avanza sulla riva e porta con sé un atomo di vita che fu, una qualche camminata sulla riva del mare con le orme dei piedi che scompaiono portate via dall’acqua. Guardo quei passi nella sabbia così antichi, un capannello di gente intorno a un pescatore. Guardo fissa il pesce appena pescato, in riva al mare, e sono così distratta dalle reti, i pesci, i secchi di acqua. Mi infilo sottobraccio a mamma. Le stringo il braccio che sento molle sotto le dita della mano mentre continuo a guardare il pescatore e i suoi pesci appena pescati. Le dita della mia mano si fanno spazio in una consistenza materna sconosciuta. “Ma’, come ti sei fatta molla” le dico mentre le stringo il braccio. Lei non mi risponde e io continuo a toccare e stringere il suo braccio molle sotto le dita e a fissare il pescatore. Il silenzio improvvisamente mi ridesta. Mi volto verso mia madre che è al mio fianco e scopro che al mio fianco non c’è mia madre e che quello che continuo a stringere e toccare non è il suo braccio molle ma il molle braccio di una signora anziana, molto più anziana e molle di mia madre, che mi guarda sorridendo. Le chiedo scusa “Oddio scusi pensavo fosse mia madre, ma dove è finita mia madre, mamma, mamma … Signora mi scusi, pensavo lei fosse mia madre.”
In riva al mare dei miei ricordi…
Che tenerezza!
Infatti, cara Francesca. E’ proprio con tenerezza che a volte si ricorda la vita.❤️