C’era una pagina dalla quale si entrava in una casa di campagna per mezzo di aggettivi per nasi fini. Si leggeva e nel frattempo si sentiva lo scricchiolio del legno di mobili antichi, si intravedeva l’intensità di una luce filtrare dalla finestra, si respirava il profumo di un colore, si osservava il crepitio del fuoco di un camino, si ricordava l’odore della fuliggine e della carta da parati. Era tutto un miscuglio, quella pagina. Di odori, parole, rumori, luci, colori, che attraversavano la mente e mi catapultavano direttamente in quella lontana casa della campagna francese dandomi una sensazione di vicinanza e di riconoscervi dentro “la virtù, la prudenza, le abitudini, tutta la vita segreta, invisibile, sovrabbondante e morale che l’atmosfera vi teneva sospesa”, di sentire l’odore di un antico copriletto a fiori e di vedere il sole a “riscaldarsi davanti al camino”. Mi rimaneva una sensazione di “croccantezza” dell’odore di un armadio e me ne impossessavo, stendendo quel miscuglio di odori “casalinghi, umani, stagionali, domestici, oziosi, puntuali, svagati, precisi, incuranti, previdenti, lindi, mattutini, devoti, giocondi, appetitosi” come la coperta ad uncinetto di mia nonna, quella fatta dei fili di lana dei gomitoli avanzati che si uniscono l’uno nell’altro in onde di un mare di colori. Mia nonna recuperava quei gomitoli di lana e pazientemente li univa, l’uno all’altro. Ne uscivano fuori questi pezzi legati all’uncinetto del mio tempo perduto: mantelline, presine, coperte e copertine…

Una pagina di Proust

In riva al mare dei miei ricordi…

 

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