Con pendenza costante
la strada sentiero ci invita
a percorrere i fianchi e a entrare nelle viscere
del Pasubio nella penombra
che diventa buio
delle sue 52 gallerie.
Testimonianza forte
di uomini, soldati minatori
di un tempo tragico
portatore di morte.
I passi risuonano
accompagnati dal ritmico contrappunto
delle gocce d’acqua che si staccano dalle volte sbozzate.
Una balconata aerea sulla valle sottostante,
popolata di stelle alpine,
si apparecchia la messa domenicale.
Inconsueto e bellissimo scenario.
Le nuvole grigie e un accenno di pioggia
aiutano a ricordare queste nostre emozioni.
Si procede per cenge a picco
e ci accoglie la vista ravvicinata del rifugio.
Rallento il passo e mi stacco dagli altri.
Penso che il piccolo spiazzo,
forse di un osservatorio militare,
sia il giusto luogo dove fermarti.
Immagino la tua risposta di approvazione.
La vista apre a valle e risale i ripidi fianchi
incisi da stretti solchi ghiaiosi,
inquadra dall’alto il rifugio e le cime sopra.
Sulla cotica erbosa della roccia
ti appoggi con leggerezza
quasi a non voler sciupare il tappeto di bianche infiorescenze.
Silenzio, un altro sguardo attorno.
Anche per te, penso, è la prima volta.
Ci salutiamo con l’affetto di sempre.
Stai in compagnia di tanti giovani che sono rimasti qui.
Ora il mio ricordo di questo luogo sarà anche il tuo ricordo.
Ciao, Delio.
Attimi sembrati un’eternità.
angelo