Benedetta figliola,
mi dici che quando hai scritto la lettera avevi brindato: in realtà eri completamente ubriaca. Avevi perso i contorni del reale e vagavi nei territori dell’immaginario puro: Platone lo chiamava “iperuranio”, un mondo oltre il cielo, bellissimo, di cui le cose quaggiù sono la brutta copia.
Ad ogni modo mi fa piacere, molto piacere, sapere che tra i tuoi ricordi c’è un piccolo posto anche per me. La mia assoluta mediocrità, aggravata da una goffaggine disgustosa, mi chiude dentro spazi assai ristretti, oltre i quali si estende, vastissimo, un deserto africano.
Tuttavia, nel bilancio della mia vita, mi conforta sapere che c’è qualche buona persona che mi ricorda senza disgusto.
Sai che anche io ti voglio bene e ti auguro di essere felice, benedetta figliola.
Ti abbraccio caramente
P.S. : Accludo piccolo omaggio pittorico
P.P.S.: Se scrivi poesie, mandamele.