🖋 La primavera si è momentaneamente assentata. Ha messo un piccolo cartello fuori dalla porta e promette di tornare presto. Nel frattempo la giornata da autunno inoltrato mi ispira buoni sentimenti e i miei passi deviano verso differenti percorsi, forse per una inconsapevole voglia di novità. Mi ritrovo così per le vie della Garbatella, ad ammirare mani e polsi trafitti da chiodi e circondata da un fermento di persone e macchine considerevole. Mi avventuro nella registrazione di un monologo itinerante con la consapevolezza che i rumori distoglieranno molti dall’ascolto. Giuseppe mi fa notare che il mio affanno genera, tra l’altro, una sorta di ansia cosicché, se a questo ci aggiungo che sproloquio inesorabilmente, sforando di parecchi minuti il massimo del limite temporale compatibile con la vita frenetica del mondo, direi che l’audience sarà sufficientemente abbattuto e decimato, livellato cioè su quel numero sparuto di ascoltatori fedeli che, in barba a rumori, affanni, lungaggini e minuti di troppo, stranicchiano eroici nella stranicchietta del mio blog. La cosa, come dire, mi compiace alquanto, mi fa sentire cioè, come da vocabolario, “un’intima soddisfazione” dentro. Insomma, per tirare le fila del discorso, il tutto mi si delinea come un valido esercizio di autodeterminazione di me stessa rispetto al mondo. Ne ricavo una sorta di valenza del mio apprezzamento per la valenza di ciò che faccio. Insomma un giro di parole sufficiente a puntualizzare che è utile prestare sempre attenzione, pure alle piccole cose, così come io faccio. Infatti qualche giorno fa non mi è sfuggita la coccinella incontrata sulla mia mia strada, al punto che l’ho finanche fotografata.
Per il resto, il cielo di stamattina mi ricorda quello delle montagne delle mie vacanze in Trentino e mi sovviene alla mente che in effetti la montagna più del mare sembra prestarsi alla metafora della vita, con le sue cime e le sue asperità, con la bellezza dei suoi paesaggi e, soprattutto, con la mutevolezza repentina del cielo che, da azzurro, diventa spesso e, in un secondo, nero. Poi mi pare pure troppo soffermarsi in giornate come questa su concetti come la depressione e pertanto tiro avanti per la strada riflettendo sugli avvenimenti del momento, sugli schiaffi da Oscar, le facce da schiaffi, gli schiaffi della vita, gli schiaffi veri, le metafore degli schiaffi, le assonanze con gli schiaffi eccetera eccetera eccetera.
Intanto che me ne torno a casa riflettendo su di essi, mi ascolto questa canzone di Fiorella Mannoia che mi piace tanto. Il peso del coraggio