🖋 Mio padre e mia madre erano belli, una bella coppia bella, due giovani cuori che si sono molto amati. Nella mia vita non ho mai fatto caso che non conoscessi la data del loro matrimonio, il 20 aprile del 1968 se non, davvero per la prima volta, l’anno scorso, quando, davvero per la prima volta, mia madre pubblicò questa data sullo stato del suo cellulare. Il 20 aprile 2021, dunque esattamente un anno fa, mi chiesi come era stato possibile che in cinquant’anni di vita io non mi fossi mai soffermata su questa data e sulla mia ignoranza, provandone uno strano senso di colpa di cui scrissi anche qualcosa.
A distanza di un anno, pensavo al 20 aprile. Avrei voluto scrivere di questa cosa, di questa, chiamiamola, “coincidenza”. Poi, il 20 aprile 2022, me ne sono completamente dimenticata.
Oggi la giornata è cominciata con le solite intenzioni cariche dei buoni propositi del fine settimana: vado, faccio, dico, registro, leggo, scrivo. Fosse per i buoni propositi, si potrebbe fare il giro del mondo restandosene fermi nello stesso identico punto. Poi però la vita si insinua sempre con i suoi ostacoli, con le lancette dell’orologio che segnano, comunque e inesorabilmente, il trascorrere veloce del tempo. Insomma, stamattina nel mentre riflettevo sulla primavera, mi si sono succeduti nella mente tanti e tali pensieri che, partendo dalla bellezza dei fiori, sono approdata al cartellone pubblicitario del funerale tutto compreso, cioè, giusto per dire, con bara e iva inclusi nel prezzo esposto. Il percorso mentale ha zigzagato un pochino tra la vita e la morte, tra la bellezza dei fiori e il prezzo piuttosto altino di un funerale. A voler riconnettere le cose, fin troppo facile associare i fiori alle bare. Anche se a me viene da pensare che in effetti i fiori sono sempre e comunque fiori e sempre e comunque belli. Le rose sono rose sia per un matrimonio, sia quando sono unite nelle corone di un funerale. Purtroppo il mondo la morte se la vuole dimenticare e un fiore può essere più o meno bello a seconda se si vive oppure se si muore. Vari pensieri si accavallano sull’argomento, benché il percorso si riveli accidentato, sia se ne parlo ruspantemente nel messaggio vocale, sia pure se mi concentro scrivendo. Si rischia di cadere un po’ nel retorico e alla fine mi siedo qui alla mia scrivania sempre dopo tutte le cose che ho fatto, tanto che un pochino di stanchezza l’accuso. Altro che giro del mondo standomene ferma in un punto!
In realtà mi soffermo sul fatto che ci ho messo cinquant’anni per scoprire la data del matrimonio dei miei genitori. Che l’ho fatto a pochi giorni dalla morte di mia madre che, a sua volta, pochi giorni prima di morire, per la prima volta ci ricordava la data del suo matrimonio con mio padre, ormai morto nel lontano luglio del ’79. Mi soffermo sulle coincidenze della vita e della morte e sul fatto che ci ho messo cinquant’anni per scoprire anche quanto sia vicina la morte, talmente vicina da essere dentro la vita, talmente tanto da sentirle fortemente entrambe, ad esempio, mentre guardo quella foto dei miei genitori. Dal canto mio, sì, la sento molto la vita, anche quando penso alla morte. La sento scorrere dal sorriso di mia madre e dagli occhi fieri di mio padre, nel ricordo della loro vita in quell’attimo di felicità e pure se sono morti. Mi piace pensare che adesso siano insieme felici e che il 20 aprile 2021 la morte a mia madre, sussurrandoglielo al cuore, questo glielo aveva semplicemente anticipato di nascosto.