Oggi parliamo…
🎧🎤…di impalcature, pesi, crolli, ricostruzioni, perdono e Alfredino.❤

🖋 Nel tentativo di visualizzare la mia mente, mi è venuta incontro l’immagine di un’impalcatura. Pesi via via più consistenti ne hanno determinato il crollo. La mia mente è diventata un ammasso di lamiere e assi di legno crollate in una nuvola di polvere. Me ne vado da qualche giorno camminando con una lanterna al buio, tra questa specie di macerie. Sono alla ricerca del punto da dove partire per risistemare, rialzare l’impalcatura. Decisamente sarà necessario rinforzarla ma poi anche non caricarla più del dovuto. A tal proposito mi chiedo quanta parte del carico sia opera mia. Cioè, per chiarire il concetto, quanti sacchi di pensieri inutili genera la mia mente al cospetto di un fatto, un problema o di una preoccupazione. Quanta parte di carico sia invece inevitabilmente connessa al fatto, alla questione, al problema che mi piomba addosso. Me ne vado su e giù alla ricerca del bandolo della matassa riflessiva, perduto nel disastro. Tutto intorno è un gran subbuglio, però, gira che ti rigira, con la mia lanternina il bandolo lo devo ritrovare. Poi da questo sarà necessario ripartire, quanto meno per studiare l’architettura di una nuova impalcatura. Nel mentre mi organizzo, mi appoggio comodamente al muro della mia mente bombardata. Fumo una sigaretta in santa pace in barba al gran casino e mi posiziono su altitudini elevate, mi viene addirittura in mente di parlare di perdono. L’impresa si rivela fallimentare, vado a zig zag come su una bici con le ruote bucate. Inevitabilmente mi schianto alla prima discesa. Registro infatti un paio di messaggi vocali sulla questione, alzando un gran polverone. Da qualche giorno me ne sto dunque contemporaneamente a vagare tra macerie mentali alla ricerca del bandolo della matassa riflessiva, appoggiata alle pareti della mia mente a fumare una sigaretta in pace e a barcollare su una bici con le ruote bucate cercando di parlare di perdono. In attesa che queste tre me si riuniscano in una più definita me dalle idee più chiare, il concetto del perdono continua a gironzolarmi intorno. Mi dico che, percorrendo la via della saggezza, connessa con l’esperienza, connessa con l’acquisizione della maturità, connessa con la mezza età, ecco, sì, insomma percorrendo questa via, ogni tanto tocca fare il punto del traguardo raggiunto confrontandosi con temi un tantino complicati, che so,  con considerazioni del tipo che, quantomeno teoricamente, molti dei comportamenti umani mi appaiono oggi assai umani e quindi, foss’anche solo per questo e per definizione, così perdonabili. Che in fondo, basterebbe riconoscere che non sono nessuno per giudicare e ritenere perdonabile la tale o la tal altra cosa che un mio simile fa di sbagliato nella vita visto che un mio simile nella vita ha sicuramente occasione di sbagliare come me che pure sbaglio continuamente. Nel mentre mi convinco, ma proprio convintamente, di quanto tutto questo sia esaltante cioè che di sicuro la vita e le sue prove mi hanno fornito occasioni importanti per elevarmi su livelli sicuramente superiori da cui guardare in basso tutto quello che ormai sembra non più appartenermi, ecco, nel mentre mi compiaccio di questo, mi giunge all’orecchio una piccola scemenza, un’inezia, un pettegolezzo. Apriti cielo me ne vado su tutte le furie inveendo contro l’essere umano mio simile, sì proprio quello che poteva sbagliare, riempiendolo di insulti. Alle tre me disconnesse alquanto, se ne aggiunge allora una quarta che le sistema tutte. Trova il bandolo della matassa riflessiva senza perdersi in chiacchiere e fa piazza pulita, si mette subito al lavoro per rialzare l’impalcatura partendo dalla base e dal presupposto di quanto ancora ci sia da fare. Che elevarsi non è una faccenda semplice e da tutti. All’obiettivo di certo non ci rinuncio perché in fondo sono capricorno e qualche vantaggio da questo segno mi dovrà pur arrivare, al cospetto di tutte le grane esistenziali che mi ha procurato.

Nel frattempo che ciò avvenga, ritorno nel mio mondo e penso alle coincidenze che a volte si verificano nella vita. Così proprio il giorno della triste ricorrenza della tragedia di Alfredino, mi imbatto nel suo ritratto su un palazzo della Garbatella. Non posso fare a meno di fotografarlo, quel bel bambino con il suo sorriso e la canottiera a righe che conosciamo tutti.

Murales a Garbatella dedicato ad Alfredino Rampi ❤🙏
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