Sul finire dell’estate potrei soffermarmi malinconicamente sulla sensazione di quel giorno, molto simile a questa domenica di fine agosto, che fa da spartiacque tra il prima e il dopo, tra quando cioè l’estate spandeva i suoi capelli biondi al sole camminando come una bella donna spavalda e anche un po’ arrogante e quelli in cui, più dimessa e spartana, si accuccia dolente e invecchiata, sotto le gocce della pioggia. Potrei soffermarmi sulle sensazioni trite e ritrite di questo tardo pomeriggio domenicale in cui, nel silenzio della solitudine, realizzo che a breve la vita di tutti i giorni riprenderà il sopravvento. Potrei certamente perdermi tra i rivoli della malinconia ma decido, invece, di vagabondare piuttosto freddamente nel sito archeologico della mia mente, lì dove reperti di pensieri se ne stanno immobili, mezzi distrutti o solo abbozzati, sempre comunque incompleti. Mi faccio un giro in quel sito che è la mia mente alla ricerca del reperto da restaurare nel mentre la malinconia la lascio da parte, accantonata in un angolino, presente sì, ma ancora inoffensiva. Gira che ti rigira non trovo però un granché da restaurare. Sarà per lo strascico di pigrizia e indolenza estiva, ancora predominanti sulla volontà fattiva restaurativa. Mi viene allora in mente di lasciarli stare quei reperti archeologici dei pensieri abbozzati-non finiti-grezzi-non rifiniti e mi torna alla memoria quella sera di fine settembre in cui un’idea bizzarra mi è balenata nella mente e l’ho assecondata. Io che generalmente mi vergognavo un po’ di tutto eccomi che mi metto a un certo punto a parlare di quello che mi frulla per la testa. Avrei potuto di certo considerare ma cosa vuoi che importi al mondo di quel che mi frulla per la testa! E pure che seguire il pensiero non è per niente una cosa semplice da fare. Quantomeno per me che non ero (e sono) persona allo scopo preparata. Poi però non so cosa sia successo. Un sano istinto mi ha buttato in mare aperto. Mi ci sono affidata e sì, lo so che a volte ne ho dette delle belle. Che a riascoltarmi … ecco, insomma…qualche volta un po’ mi sono imbarazzata. Però decisamente mi è piaciuto provocare i miei limiti e sfidarli a duello. Così in questa serata di fine agosto piovosa e solitaria, piuttosto che provare la mia solita pena per l’agonia di un’altra estate moribonda, penso con una certa soddisfazione che sono contenta che i miei quasi novanta messaggi vocali-registrazioni-podcast ruspanti o come dir si voglia qualcuno li ha ascoltati con assiduità e, aggiungerei, pazienza, trovando interessante quel gran casino che mi frulla per la testa.😌