🖋 Mi sveglio stamattina nel mio letto romano. Catapultata dalla terra molisana e dalla sospensione dell’estate, mi pare di esserci caduta dall’alto con un rumoroso tonfo. Mi ci sono ritrovata dopo i vari girovagare estivi. Un viaggio diretto, dal materasso comodo del letto di mia madre, durato poco più di un paio di ore di strada e autostrada. Che detta così farebbe pur pensare: che vuoi che siano quei 230 chilometri di distanza…Salvo spostare la tenda della fantasia per cui invece, quelli, si scoprono in tutta la loro realtà frammista di valige, strade grigie, campagna verde, anni di vita, ricordi, sentimenti, nostalgia, commozione, lacrime, saluti dalle finestre e baci mandati con le mani.
Me ne sono andata, dunque, appoggiandomi sulle nuvole bianche del cielo che di solito scorgo dal mio finestrino e mi è parso di stare, invece che nella mia macchina, su una mongolfiera con un sacco sulle spalle che diventa ad ogni viaggio più pesante. Mi sono buttata all’arrivo direttamente sul mio materasso romano con tutto questo peso addosso (fatto pure delle cose buone mangiate, lo ammetto…) e il tonfo mi è parso ampiamente giustificato, benché ci sarebbe comunque da spiegarlo al mio materasso romano che, secondo me, comincia ad averne un pochino le tasche piene delle mie magagne esistenziali. Dal canto mio, trovo che il suo leggero avvallamento di protesta si adatti moltissimo alla mia voglia di accucciamento, quella sorta cioè di ripiegamento in una posizione quasi fetale, dalla quale mi sento un po’ protetta, pure dal malumore.
Ecco che l’aria romana si riappropria dei miei polmoni in men che non si dica. Ne ritrovo l’aspetto umido del caldo che non sembra ancora abbassare la guardia. La cosa mi fa sudare alquanto, nel mentre ritrovo mia madre, anche lei romanizzata, qui, in giornate piuttosto simili a queste, a sistemarmi i gerani sul balcone. Mi parevano sempre morti ma lei, non so come, li faceva risorgere con la sua pazienza e tenacia. Di ripulire le foglie secche, annaffiarli con cura, forse parlargli, confidando loro i suoi pensieri. Questi giorni estivi, come sempre, l’eredità della cura è passata alla signora Nella che, dall’alto dei suoi 95 anni, ha affrontato i cento gradi e le sessanta scale a piedi dal suo al mio appartamento, per dare l’acqua ai fiori e salutare la foto di mia madre. Roba, insomma, da dare un bel po’ senso alla vita, una cosa da aprirti il cuore. Nelle telefonate mi avvertiva della morte dei gerani che invece al mio arrivo ho ritrovato in ripresa, con i fiori sbocciati.
Mi riposiziono seduta sul mio balcone a guardare il verde dei tigli e, tra un gracchiare e l’altro delle cornacchie romane, ripenso a quei mesi che mia madre ha vissuto qui a Roma per starmi vicina. C’era da affrontare un periodo lungo e duro di cure e lei, che non amava per niente spostarsi dalla sua casa, era venuta qui per tutto quel tempo che mai ci era accaduto nella vita. Così, proprio prima della sua morte, la cosa mi sembra quasi un regalo del Cielo. Di quei mesi difficili oggi mi resta infatti un dolce ricordo: di lei che cura i gerani e il suo appassionarsi alle serie televisive. Gliene avevamo proposta una, Downton Abbey e, dapprima scettica, dopo le prime due puntate se ne era innamorata al punto che, le oltre cinquanta delle svariate stagioni, se le era viste due volte. Era così dispiaciuta quando, avendo finito tutto il disponibile da vedere, compreso il film, per la legge del chiodo schiaccia chiodo, ho dovuto comunque scegliere una serie ambientata in Inghilterra, per evitare che se le rivedesse per la terza volta. Scelgo The Crown ed ecco, qui mia madre è letteralmente andata in visibilio. Si è così appassionata alla vita della Regina e di tutto ciò che ruotava intorno a questa donna, che ho dovuto regalarle un libro a Natale.
Insomma, oggi che la Regina Elisabetta ha anche lei lasciato questo mondo, sento nei suoi confronti un debito di riconoscenza per aver allietato gioiosamente con la sua vita gli ultimi giorni di quella di mia madre. Mi viene così da pensare che, nonostante il nero che si stava vivendo in quei momenti, i vestiti e i cappellini della regina Elisabetta, abbiano portato i colori nelle nostre ultime giornate vissute insieme. Sarà per questo che quell’ultimo regalo di Natale è rimasto sul suo comodino, a ricordarmi ogni volta che guardo quell’espressione della Regina, quanto grazie a lei mia madre ha sorriso.